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AVVERTENZA: I dati sottoesposti sono conservati per mera finalità storica e non corrispondono necessariamente alla situazione attuale dei singoli enti, in quanto la competenza sugli istituti culturali è stata trasferita alla Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali.

Fondazione Casa Buonarroti

Tabella: Scheda di dettaglio diFondazione Casa Buonarroti
Descrizione Dettaglio
Presidente Dott. Antonio Paolucci
Telefono 055-241752
Fax 055 241698
eMail fond@casabuonarroti.it
Indirizzo Via Ghibellina 70, 50122
Comune FIRENZE
Città FIRENZE
Provincia Firenze
Regione Toscana
Descrizione Museo e monumento, luogo della memoria e della celebrazione del genio di Michelangelo, e insieme fastoso apparato barocco ed esposizione delle ricche collezioni d’arte della famiglia, la Casa Buonarroti è una delle più singolari occasioni di visita tra le realtà museali fiorentine; e offre, in primo luogo, l’emozione di ammirare due celebri rilievi marmorei, capolavori della prima giovinezza di Michelangelo, la Madonna della scala, testimonianza intensa dello studio appassionato di Donatello, e la Battaglia dei centauri, segno eloquente di un amore mai sopito per l’arte classica. Ma non meno significativo, per chi varca il portone del palazzo secentesco di via Ghibellina 70 a Firenze, è collegare le opere michelangiolesche con le vicende secolari della famiglia Buonarroti, che si è prodigata per ampliare la dimora, per abbellirla, per conservarvi preziose eredità culturali (tra cui l’importante Archivio e la Biblioteca), per raccogliervi rare collezioni d’arte: dipinti, sculture, maioliche, reperti archeologici distribuiti oggi nei due piani del Museo. Una sala appositamente attrezzata espone a rotazione piccoli nuclei della Collezione di disegni autografi di Michelangelo di proprietà della Casa, costituita da duecentocinque preziosi fogli. Il significato della Casa Buonarroti non si esaurisce però nella celebrazione di una figura eccezionale come quella di Michelangelo, anche se su di lui possiede ed espone opere e documentazioni rese più ricche dai doni che si sono aggiunti al patrimonio familiare e da pezzi concessi in deposito da musei fiorentini. Tra questi due famose opere michelangiolesche, il Modello ligneo per la facciata di San Lorenzo e l’emozionante Dio fluviale, preparatorio per una statua mai realizzata per la Sagrestia Nuova; e i due Noli me tangere cinquecenteschi, derivati da un cartone perduto dell’artista.L’idea della creazione di un fastoso edificio a gloria della famiglia e soprattutto del grande avo risale a Michelangelo Buonarroti il Giovane che, a partire dal 1612, per circa trent’anni fece lavorare all’interno del palazzo, e in special modo nella “Galleria” e nelle tre sale successive, i maggiori artisti allora operosi a Firenze, dall’Empoli al Passignano, da Artemisia Gentileschi a Pietro da Cortona, da Giovanni da San Giovanni a Francesco Furini, da Fabrizio Boschi al giovane Jacopo Vignali. In queste sontuose sale Michelangelo il Giovane collocò i pezzi più preziosi della sua raccolta, molti dei quali fanno ancora parte del percorso museale: tra questi, la predella lignea con Storie di San Nicola, capolavoro di Giovanni di Francesco, seguace di Domenico Veneziano.
Storia  Un contratto di vendita, documento già noto a Gaetano Milanesi nel 1875, e pubblicato nel 1965 da Ugo Procacci, testimonia che il 3 marzo 1508 Michelangelo acquistava in Firenze, per il prezzo di 1050 fiorini larghi, tre case e una casetta poste tra Via Ghibellina e l'attuale Via Michelangiolo Buonarroti. Un'altra piccola casa contigua fu acquistata dall'artista nell'aprile del 1514. Di queste cinque case, tre furono, con ogni probabilità, subito affittate; e nelle due più spaziose Michelangelo abitò sicuramente, a partire dal 1516, insieme con i familiari, quando la committenza medicea non lo spingeva a cercar marmi a Carrara o a Pietrasanta. Nel 1525, spinto dal papa Clemente VII, si trasferiva in località più prossima a quella fabbrica di San Lorenzo, che fin dal 1516 lo vedeva impegnato in complessi interventi: il tormentato progetto della facciata della basilica, come si sa rimasto inattuato, la Sagrestia Nuova, e la Biblioteca Laurenziana. A partire dal 1525, il modesto complesso di Via Ghibellina risulta dato interamente in affitto. Michelangelo vive altrove; tuttavia, una preoccupazione costante, perfino ossessiva si ricava dal suo carteggio, specialmente dopo il trasferimento definitivo a Roma, nel 1534: quella di affidare per il tempo a venire il nome della propria famiglia a un edificio in Firenze, che corrisponda al concetto da lui stesso racchiuso nell’espressione “una casa onorevole nella città". L'unico erede maschio della famiglia, Leonardo (1519-1599), figlio di Buonarroto, fratello di Michelangelo, si sottrasse alle continue insistenze del grande zio solo sposandosi, nel 1553, con Cassandra Ridolfi, e acconsentendo a una ristrutturazione delle case di Via Ghibellina, limitata però soltanto a parte della proprietà. Un risultato apprezzabile non fu ottenuto, vivente Michelangelo; e si dovette giungere al 1590 perché il discontinuo interesse di Leonardo approdasse al palazzetto di famiglia da Michelangelo così lungamente ambito. La Casa avrebbe però conosciuto la sua fase senza dubbio più significativa per opera di uno dei figli di Leonardo, Michelangelo Buonarroti il Giovane (1568–1647), personaggio di grande spicco nel panorama culturale della Firenze della prima metà del Seicento, che ampliò il fondo immobiliare, dando all’edificio, tra il 1612 e il 1640, la fisionomia che tuttora, specialmente all’esterno, conserva. Due tra le caratteristiche fondamentali di Michelangelo il Giovane – la passione collezionistica e il culto per le memorie familiari – sono alla base della formazione del patrimonio artistico della famiglia. Michelangelo il Giovane morì nel 1647, compianto, come scrisse il Baldinucci, “non solo da tutti i virtuosi, ma eziandio da tutta la città, a cui erano ben note le sue rare qualità”. Gli succedette, nel governo della Casa, il nipote Leonardo, magnanimo custode di una proprietà della quale riuscì ad assicurare l’integra conservazione attraverso le ferree clausole del suo testamento. Alla sua morte, il palazzo passò al figlio Michelangelo; dopo di lui - siamo ormai all’inizio del secolo XVIII - la proprietà tocca, per la sua grande rinomanza e non per diritto di primogenitura, a Filippo Buonarroti (1661–1733), antiquario e archeologo di valore, che arricchì le raccolte familiari con opere etrusche e romane. Con Filippo la Casa torna ad essere, come ai tempi di Michelangelo il Giovane, meta di visitatori illustri, e vive la sua estrema stagione di splendore. Furono invece anni difficili per il palazzo e per la famiglia quelli a cavallo fra Settecento e Ottocento. Nel 1799 il presidio austriaco che governava Firenze decretò la confisca del patrimonio Buonarroti, che fu assegnato all’Ospedale di Santa Maria Nuova. Si giungeva a questo perché l’erede legittimo, il famoso Filippo (1761-1837), rivoluzionario e seguace di Robespierre, da anni esule in Francia, era allora in attesa di essere deportato per aver partecipato, nel 1796, alla congiura degli Eguali di Babeuf. Fu con ogni probabilità l’avveduto comportamento della moglie di Filippo a far sì che la proprietà venisse nuovamente assegnata alla famiglia. Nel 1812 infatti il figlio di lui, Cosimo Buonarroti (1790-1858), futuro ministro dell’istruzione pubblica nel governo granducale di Toscana, riusciva a riprendere possesso della casa di Via Ghibellina che da lui fu lasciata per testamento al godimento pubblico. Si giunse così alla costituzione della Casa Buonarroti in ente morale, decretata nel 1859. Nel 1964 veniva costituito con legge dello Stato l'Ente Casa Buonarroti. L’inizio del terzo millennio ha visto la trasformazione della Casa Buonarroti in Fondazione privata: mutamento giuridico che non ha fortunatamente scalfito l’attività complessiva dell’istituzione, in questa Casa che non è soltanto un museo, ma anche un luogo di studio e di ricerca, con una importante biblioteca aperta alla consultazione degli studiosi e specializzata in bibliografia michelangiolesca.
Patrimonio documentale e altro La storia del patrimonio librario oggi di proprietà della Fondazione Casa Buonarroti è lunga e complessa: e raccontarne le vicende vuol dire anche tentare di scrivere una sorta di storia parallela a quella più nota della Casa Buonarroti e dei suoi proprietari. Come la Casa Buonarroti non può definirsi la casa di Michelangelo, così nella biblioteca della Casa Buonarroti non si può evidentemente ritrovare quella biblioteca di Michelangelo il cui studio è argomento di grande fascinazione, anche se ne sappiamo ancora tanto poco. Ma oggi la biblioteca non è nemmeno più una biblioteca di famiglia. La ricostruzione della fisionomia secolare di questo patrimonio librario ha portato ad avanzare ipotesi sulla biblioteca secentesca del letterato Michelangelo il Giovane, ad indagare su quella dell'antiquario Filippo, che abitò la Casa nella prima metà del Settecento; a rivisitare quanto resta dei libri di famiglia, a ricostruire ai suoi albori la biblioteca della Fondazione Casa Buonarroti, fondato nel 1859 dall'ultimo granduca; a definire, infine, le tappe successive degli ampliamenti. In questa storia, episodio senza dubbio rilevante è l'acquisizione da parte del Comune di Firenze, e il conseguente affidamento in comodato alla Casa Buonarroti, quindici anni or sono, di un cospicuo settore (4157 titoli) della biblioteca personale di Charles de Tolnay, direttore della Casa dal 1965 alla morte, avvenuta nel 1981: si è giunti così, finalmente, a disporre di un fondo di bibliografia michelangiolesca tanto più significativo in quanto raccolto negli anni da uno specialista. Ma non è certo trascurabile la presenza di altre donazioni e di altri fondi: i circa centocinquanta pezzi provenienti dalla biblioteca dell'erudito Domenico Tordi (1857-1933), quasi tutti opere di Vittoria Colonna; oppure le carte di Jacques Mesnil (1872-1940), lo studioso innamorato di Firenze, che scriveva importanti saggi sull'arte del Quattrocento ma anche pamphlet rivoluzionari; oppure ancora, i materiali preparatori e il manoscritto di un classico della bibliografia michelangiolesca, l'opera sui ritratti dell'artista pubblicata da Ernst Steinmann nel 1913. Attualmente, la Biblioteca consta di circa 11.000 volumi, 41 riviste, e circa 200 libri rari, tra cui 44 cinquecentine. Inoltre, fanno parte della Biblioteca i preziosi 169 volumi dell'Archivio Buonarroti, la cui consultazione è rigorosamente.limitata agli specialisti. Nella Biblioteca della Casa Buonarroti è possibile consultare tra l'altro la catalogazione informatica del Carteggio di Michelangelo il Giovane e una fototeca ordinata per autori, formata da oltre 10.000 pezzi, e dedicata prevalentemente all'opera di Michelangelo ma anche agli artisti del Rinascimento italiano e fiammingo.Dal 1986, la biblioteca è aperta al pubblico con il seguente orario: lunedì-venerdì, ore 9-13,30. Si accede alla Biblioteca dietro presentazione scritta dell'Istituto di appartenenza. È necessario prenotarsi, anche telefonando allo 055/241752.
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